C’è una grande scrittrice in Irlanda.
Ve ne avevo già accennato in occasione del suo primo libro “ Parlarne fra amici”, che mi aveva deliziato e che dunque attendevo con ansia alla seconda prova, che molto spesso è deludente. Ma Sally Rooney non solo conferma il suo talento con “Persone normali”, ma supera addirittura se stessa. «Il suo primo romanzo è stato universalmente e meritatamente acclamato. Era difficile credere che potesse mai scrivere qualcosa di meglio. Invece è successo», dice «The Guardian».
Dichiaratamente marxista, in un momento storico in cui si sta facendo un sussurrato revanscismo, l’autrice è una giovane donna di ventotto anni, di aspetto grazioso quanto di sguardi indecifrabili e non è certo il tipo da happy end. Eppure narra in modo toccante la storia d’amore fra Marianne e Connell, che si sono conosciuti nel loro liceo di provincia e che seguiamo per quattro anni nella lenta crescita di un tortuoso rapporto: se al tempo del liceo lei era molto ricca e “strana”, lui era un bel ragazzo povero, la cui madre faceva la domestica di quella di Marianne: i due vengono avvinti da un’attrazione complessa che nasce dal cervello per conquistare il resto del corpo e si dipana in una serie di difficili ed ansiogene sfaccettature, sino al momento in cui entrambi saranno capaci di dirsi “ Ti amo”. Parole così ardue di questi tempi, dopo avere attraversato i tumulti dell’adolescenza ed essere rimasti se stessi “solo per loro” e mille volte diversi per il resto del mondo. Ma sempre aspirando ad essere “persone normali”.
Insomma, Sally Rooney è la prima autrice a cui è stata formalmente riconosciuta la capacità di raccontare la sensibilità, i desideri e il mondo interiore di una nuova generazione di lettori e persone che vogliono essere normali e non per niente è da poco vincitrice del “Costa Novel Award” come la più giovane della storia del premio. “Persone normali” è già il libro in vetta in tutte le classifiche inglesi.
Il romanzo coglie in modo straordinario lo spirito del tempo, mettendone a fuoco il senso di precarietà e mostrando con rara efficacia cosa significhi essere giovani ai giorni nostri. Rooney è una scrittrice schiva, che non ama parlare di sé e che si è trovata a diventare “la voce dei millennials” perché è una delle poche autrici che sanno usare perfettamente il lessico e lo stile d’oggi, dicendo ogni tre righe la parola “tipo”, oltre a riprodurre modulazioni e suoni che sembrano provenire direttamente dal web.
Ma ciò che svetta nel libro è la difficoltà del trovarsi in sintonia e la paura ancora più grande di rivelarselo. Eppure Marianne e Connell fin dai banchi di scuola hanno provato una segreta quanto incontrollabile attrazione e gli scambi di sguardi sono una sorta di linguaggio Morse che comprendono solo loro. Di cui non perderanno mai la capacità pur attraversando contorte relazioni con altre persone, ma restando sempre amici così profondamente che le altre storie non potranno mai scalzarne la forza, per quanto sottoposte a infine pressioni psicologiche. La lenta crescita del loro rapporto viene descritta attraverso il contesto che li circonda, dapprima ragazzi di liceo un po’ volgari, poi compagni snob, fatui e crudeli del prestigiosissimo Trinity College di Dublino, dove “tutti hanno lo stesso accento e portano i loro macbook sottobraccio” e dove ha studiato la stessa Sally.
Marianne e Connell si fanno del bene e del male reciproci nello sviluppo della coscienza di donna e uomo, così comune alla loro generazione. Tanto lei è introversa e si crede incapace di suscitare amore, ha una madre stronza e un fratello anche peggiore, tanto Connell, ragazzo umile e pieno di segrete aspirazioni, ha una madre straordinaria piena di comprensione e premure. Se al liceo Marianne è malvista, al Trinity diventa una regina che piace a tutti, ma capita sempre in mani sbagliate mentre Connell assiste impotente ai suoi errori, in un disperato senso di precarietà e pudore. Il pudore è la costante di Connell, ma questa timidezza non impedisce ai due di parlarsi e dirsi tutto. Spesso i problemi dipendono dagli squilibri di potere e di classe, altro argomento trattato con grande profondità dall’autrice in questo emozionante manuale sentimentale della nostra modernità, in cui il bel centravanti della squadra di calcio della scuola e la ragazza che legge in solitudine Proust si evolvono “come due pianticelle che condividono lo stesso pezzo di terra, crescendo l’una vicina all’altra, contorcendosi per farsi spazio e assumendo posizioni improbabili”.
Viene spontaneo citare di frequente l’autrice per le innumerevoli invenzioni stilistiche che le sono congeniali. La loro insolita storia d’amore è sempre sospesa a mezz’aria e il libro si legge senza avere la più piccola intuizione di come possa andare a finire: la conclusione è un capolavoro di “tenera e dolente maturità”.
Si parla molto di Sally Rooney, in un crescente tam-tam che la colloca fra le autrici che scriveranno la storia del prossimo decennio e ogni suo libro è un avvenimento letterario perché è molto abile a descrivere le sfaccettature del Potere –sociale, erotico, psicologico- laddove un maschio sembra avere maggiori fragilità e incertezze e una femmina non è capace di approfittare delle proprie conquiste sociali. I dialoghi hanno la stessa fluidità del parlato, in una serie inesauribile di arguzie, d’ironie e di cose lasciate in sospeso, nella perenne incertezza di questa generazione irrisolta.
Per concludere, se a suo tempo ho definito questa ventottenne “un’autrice di nicchia”, ora non esito a immaginare che sia uscita dalle secche dello snobismo per inserirsi in un panorama di grande ampiezza, amata com’è dai suoi contemporanei e apprezzata come “voce dello spirito del tempo”.
Sergio dice
Ok adesso, letta la recensione, tocca anche leggere libri di storie d’amore