Mi sono sempre chiesta il motivo della mia decisa avversione per Jacques Lacan, lo psicoanalista freudiano puro, che è stato il guru francese degli Anni Settanta.
Ora credo di averlo scoperto. Molto probabilmente si collegava a una delle sue sentenze e di preciso a quella in cui diceva che Amare significa dare qualcosa che non si ha a qualcuno che non lo vuole. Ne sono rimasta così scombussolata che ho fatto piazza pulita del guru per sempre.
Come qualcosa che non si ha???? Tutti abbiamo amore dentro di noi. TUTTI.
Il problema è se riusciamo a farlo defluire fuori.
Perciò, riflettiamo sull’amore.
Sono sempre titubante a farlo perché l’argomento è una specie di tizzone ardente che se si prende in mano ci si deve affrettare a mollarlo in gran fretta, per non restarne scottati. Ma proviamoci, chissà mai che la pelle delle nostre mani per una volta tanto sia resistente.
Come tutti gli scrittori – e non solo – ho l’abitudine da quando ero bambina di annotarmi le frasi più belle che trovavo nei libri. Poco alla volta il libretto sul quale le scrivevo è diventato molti libretti, poi ho operato una ricostruzione per argomento e ottenuto il mio personale dizionario delle citazioni, molto laborioso ma incantevole.
Alla parola Amore si aprono decine di pagine, come fosse una diga che si squarcia e lascia sgorgare le acque. Perché tutti gli scrittori hanno parlato d’amore, che si potrebbe definire la pietra angolare, la chiave di volta della nostra esistenza. Ne risulta che di amore adolescenziale si parla un po’, ma non tanto. È troppo volubile, troppo intercambiabile.
Esiste sì, anche con molto ardore, ma è più Amore per l’amore che per un Oggetto, alludendo alla vastissima gamma degli Oggetti d’amore. Anche l’amore coniugale non sembra attizzare molto i poeti, non li ispira tanto, perché è sereno, appagato, condiviso, tranquillo, quasi scontato. Si trasforma in un placido affetto, cui figli, nipoti e vita vissuta fanno da eterno collante.
Quanto all’ amore senile, è di recente istituzione: nel secolo scorso la gente moriva giovane e soprattutto i vecchi erano proprio vecchi. Oggi i vecchi sono giovani. Ma non hanno ancora prodotto una serie di citazioni interessanti sul loro risveglio sentimentale, magari dopo tanti triboli, del tutto inaspettato e spesso grazie ai tanto deprecati social media. Si prova qualcosa di pudicamente sobrio e leggero, come quella pioggerellina sottile, che alle Hawaii si chiama “sole liquido”. Tutto per superare quel senso di vuoto che il medico chiama “calo di pressione” e lo psicologo “perdita dell’identità”.
Resta, svetta, impera l’amore fra i venti e i cinquanta, dove, goduria delle godurie, l’Everest di ogni amore è l’amore infelice.
Così, consultando i miei libretti leggo che anche l’Olimpo è deserto senza amore (Balzac). Che un uomo ha sempre paura di una donna che l’ama troppo (E.Fromm). Che la maggior parte della gente ritiene che amore significhi essere amati anziché amare (S.Butler), che è meglio avere amato e perduto che non avere mai amato (Laberio), che si ama soltanto ciò che non si possiede per intero (Proust). Per Emily Dickinson l’amore è tutto, ed è tutto ciò che sappiamo dell’amore.
Per la Yourcenar l’amore è un castigo che ci viene inflitto per non aver saputo restar soli. Concludo con quella che mi sembra la più alta definizione dell’amore, ovvero con alcuni sublimi versi di Saffo: A me pare eguale agli dei chi a te vicino, così dolce suono ascolta, mentre tu parli, e subito a me il cuore si agita nel petto e un fuoco sottile sale rapido alla pelle.
Ho cercato di riportare le riflessioni meno note perché fiumi d’inchiostro si sono versati sull’amore e non lo si è fatto per alcun altro argomento. Forse solo sul denaro, ma di quello invece si preferisce tacere e agire sott’acqua.
Dopo questa rapida carrellata nella quale ho evitato le frasi più note, mi voglio soffermare su quello che considero il momento di estasi totale della nostra esistenza: quello dell’innamoramento. La più sublime delle magie.
Potrei essere cinica e parlare della chimica dell’amore, che spiega alla perfezione perché c’innamoriamo e cioè quando abbiamo abbondanza di alcune sostanze e ci si chiede se è l’amore che scatena questa abbondanza o questa abbondanza a scatenare l’amore. Cioè dopamina, norepinefrina, serotonina: quando ci innamoriamo siamo una fabbrica di droghe naturali.
L’elevato rilascio di queste sostanze ci induce a concentrare il nostro interesse quasi totalmente sull’Oggetto d’amore. Senza chimica non ci sono né amore né innamoramento. Possiamo credere all’anima, allo spirito, alla poesia, ma la verità è che i nostri corpi sono fatti della misteriosa galassia di molecole chimiche. È cosa buona e giusta voltarla così nel materialismo?
Dunque, l’innamoramento: è proprio come dice Saffo. Nella folla, i nostri occhi si fissano su una persona precisa che scatena dentro di noi una reazione folgorante. Non per nulla si parla di colpi di fulmine, poi, come per effetto di una dissolvenza, tutto il resto del mondo materiale che ci circonda svanisce poco a poco e ne emergono soltanto quel viso, quel corpo, quella gestualità che ci catturano con tale impeto che il nostro pensiero ne diventa prigioniero. E si sentono le farfalle nello stomaco, un curioso fenomeno che accade in presenza dell’Oggetto amato.
Poi subentra la paura: Barthes, nel suo Frammenti di un discorso amoroso dice che L’orrore di guastare è ancora più forte dell’angoscia di perdere. Perché quando ci innamoriamo l’unica cosa che conta è la visione dell’Altro, è il primo pensiero al risveglio e l’ultimo col quale ci addormentiamo, se ci addormentiamo. E scatta il desiderio invincibile di farlo nostro. A qualsiasi prezzo. L’innamoramento è beatitudine pura, che dura per un tempo circoscritto, perché il desiderio e la conquista diventano imperanti e portano sovente alla perdita. Della perdita è quasi impossibile parlarne, tanta è la sofferenza. Se lo avete, ascoltate il cd di Mina Mi manchi che è così struggente che talvolta non si riesce ad arrivare sino alla fine della musica.
Penso che tutti, almeno una volta nella vita, si siano innamorati e capiscano queste parole. Il momento più celestiale della vita. Le emozioni che proviamo sembrano scaturire direttamente da un pianeta tutto speciale, che consideriamo solo nostro e che non crediamo di potere fare realmente capire ad altri. Il mistero insondabile della nostra mente, o cuore, o anima, se preferite, sta tutto qui. Ma venendo a cose pratiche, uscendo dallo stato d’inebetimento che l’amore procura e che non si riuscirà mai a dimenticare, sia che poi si trasformi in amore sia che poi si trasformi in perdita, proviamo a trovare una ricetta di sopravvivenza.
Oggi l’amore è più difficile che mai. Gli uomini si sono indeboliti, le donne rinforzate, ma non è proprio un equilibrio perfetto. Che fare? Cosa si può cercare di ottenere?
La verità suppongo che stia nella consapevolezza che una relazione non può darti Tutto ciò di cui hai bisogno.
Può darti qualcosa di tutte le cose che puoi volere da una persona – l’alchimia sessuale, una conversazione brillante, un sostegno economico, la compatibilità intellettuale, la gentilezza, la lealtà, tanto per elencarne alcune.
Ma se ne possono scegliere al massimo tre.
Forse quattro, se si è molto fortunati. Il resto si deve cercarlo altrove. Nelle amicizie, probabilmente. Nel mondo reale si deve scegliere quali sono le tre qualità con le quali si vuole trascorrere la vita, se non si vuole cadere nella trappola dell’infelicità. Se si pretende di trovare tutto si finirà per rimanere senza niente. E tu cosa hai scelto?
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