Per tutto il tempo della lettura de “ L’ultima intervista” di Eshkol Nevo, non puoi fare a meno di chiederti ” Sarà lui o no?” Infatti il libro ha strumentalizzato il web – per una volta succedono i fatti all’inverso – e parte dalle domande di un immaginario sito ad un celebre scrittore, che senza reticenze apparenti, soddisfa tutte le richieste che i suoi lettori gli pongono dal sito.
Tempo fa parlavo con una collega, autrice prolifica almeno quanto me e convenivamo che i lettori appassionati di un particolare scrittore siano onnivori, ma soprattutto famelici di sapere quanta Madame Bovary ci sia nel libro che ha scritto. Un lettore adora scoprire gli scheletri nell’armadio del suo autore prediletto. Qui succede lo stesso per oltre 200 pagine di domande e a ogni risposta ci si chiede “ Ma sarà lui o il suo alter ego?”. Ma a un certo punto getti la spugna e ti rassegni dicendoti “ Ma che importanza ha?” Stai leggendo un libro originale e tenerissimo, che fin dalle prime pagine ti avvolge nelle sue spire e la storia è così accattivante, completa e affronta ogni possibile argomento esistenziale per cui che l’uomo che risponde alle domande sia Nevo o no, diventa francamente secondario.
E’ una bella storia. Vasta, divertente, commovente, umanissima e nello scorrere delle pagine ti accorgi che è un perfetto affresco della società israeliana, attuale e impietoso. Avevamo già notato che l’ultima generazione di autori ebrei prendesse, pur rispettandola profondamente, le distanze dalla Shoah, per descrivere Israele com’è oggi, cosa pensano i ragazzi che acciuffano il mitra e vanno per un anno a fare i soldati sotto le traiettorie dei missili nemici, come sono le università, le discoteche, le case, cosa sia l’amicizia e soprattutto cosa sia l’amore. Perché qui si parla moltissimo di amore e di amicizia, partendo dallo stato d’animo del protagonista, che è devastato dal terrore che la moglie amatissima stia per lasciarlo, e corroso dalla paura di perdere l’amico più caro che è ormai un malato terminale.
“ Un tempo mi alzavo felice e oggi mi alzo triste. Non sono certo di sapere il perché». Così comincia questo struggente e, insieme, feroce romanzo, camuffato sotto l’occasionale forma di un’intervista. E’ cosa nota che qualsiasi scrittore menta nelle interviste, che risponda, appunto, da scrittore, in una forma equilibrata, prudente, misurata. Forse è solo un’ipocrita precauzione. O forse lo fa per gettare fumo negli occhi: per me, chi scrive, ha una rotella in più, una dannata rotella sempre in movimento accelerato, che non dà tregua, che procura insonnia, che suscita visioni orrende alternate a visioni sublimi. È per questo che la mente creativa di uno scrittore è imprevedibile, perché non si capisce mai in quale dei suoi due universi paralleli stia vivendo.
Le risposte di Nevo ai suoi lettori insaziabili, si susseguono come «fuochi d’artificio», e non risparmiano nulla: passioni, amori, inimicizie, tradimenti, come se facesse una specie di spogliarello e lentamente si mettesse a nudo, con una sorta di vanità che funzione da boomerang. Perché più si spoglia l’autore, più la sua anima si espone a una vasta gamma di sentimenti, trasformandosi in una via di fuga quando la vita imbocca sentieri troppo stretti, quando la vita arranca miseramente, quando la donna amata non trova più in te la felicità, la figlia abbandona casa, l’amico si ammala.
Sono pagine in cui irrompe la verità nuda e cruda, divertente, triste, scandalosa, politicamente scorretta, una verità così vera da aprire non soltanto le porte alle stanze nascoste di una vita: lo scrittore danza, con le sue risposte, sul proprio abisso personale, su quella voragine che costituisce la zona d’ombra di ogni singola esistenza.
Sulla scia di grandi autori quali Nabokov e Roth, l’acclamato autore della Simmetria dei desideri e Tre piani ci mostra come la vita stessa di uno scrittore possa diventare autentica letteratura.
Il libro mi è molto piaciuto e neppure per un attimo ha disatteso l’aspettativa che si ha quando un autore amato sta per sfornare sul mercato un nuovo prodotto, suscitando sempre nuove quesiti esistenziali. Termino con le sue parole. Gli viene chiesto se scriverebbe libri gialli. “ No, “ dice Nevo ” …nei gialli è chiaro che c’è un colpevole e resta solo da sapere quando lo cattureranno. Per me la vera tensione – quella di cui mi emoziono a scrivere io- è capire se i nostri peccati siano davvero tali. E come diavolo possiamo capirlo”.
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