Quando ci si appresta a scrivere una recensione, in genere si fa cosi; dopo una lunga riflessione solitaria alla fine della lettura, magari anche una rapida presa di appunti sui fatti che più salienti, alzi il periscopio e dai una sbirciatina a 360 gradi nell’immenso mare dell’web per sapere cosa ne pensino gli altri. Del libro “ Guida il tuo carro sulle ossa dei morti”, della Premo Nobel polacca Olga Tokarczuk, ( ma non impressionatevi,, è un bellissimo verso di William Blake – celeberrimo poeta inglese e citatissimo nel libro.
A questo punto ti accorgi di due cose. Se prendi in esame una decina di link, vedi che otto sono i cloni l’uno dell’altro – dal che deduci che siano il gentile omaggio delle case editrici preconfezionato per tutte le testate che pubblicano qualche parola sul libro. Ne rimangano due, che sono molto ponderati, che si capisce siano fatte da gente che sa il fatto suo, che è colma di erudizione tanto da spiegarti alla perfezione dove siano i Sudeti o la Conca di Klodzko – vera sede di Olga, e ne apprezzi la lunga, spesso un pochino verbosa, recensione. Poi ti alzi le maniche e ti metti al lavoro. Ma nel caso di Olga, devi sudare le classiche sette camicie.
Qui si narra di Janina Duszejko – molto stoltamente paragonata a una miss Marple e a una Signora in Giallo, che è una donna polacca che vive al confine con la Cecoslovacchia, esattamente come l’autrice. Janina nasce come ingegnere di ponti, poi per colpa di certi malanni di cui vedremo la segreta causa, si limita a insegnare l’inglese ai ragazzini e vive lassù nella sua valletta isolata, circondata da poche persone che si potrebbero definire veri amici. Ma fra Janina e la sua comunità non corre buon sangue perché in quel gruppo di fanatici cacciatori, lei sta dalla parte degli animali, per i quali ha un amore tanto grande da considerarli spesso superiori agli esseri umani.
E dunque Janine viene considerata non solo un tipo stravagante, ma, senza troppi giri di parole, una sessantenne mezza pazza, che passa il suo tempo scrivendo incandescenti missive ai Poteri Forti per denunciare abusi e soprusi di ogni genere fatti sugli animali. Janina ha un giovane studente con cui sviscera e traduce William Blake che, sebbene non tanto apprezzato dai suo contemporanei è stato poi universalmente riconosciuto come uno dei più grandi poeti/filofosi inglesi con una visione immaginosa ed esoterica del mondo e dei miti.
Altra grandissima passione di Janine è l’astrologia, studiata e sviscerata a livello di una delle scienze più antiche, che paragona senza esitazione alla moderna sociobiologia – non per niente sta rifacendo l’esperimento di Mendel per arrivare a dimostrare che la trasmissione genetica si accompagna anche alla trasmissione fenotipica, cioè alla trasmissione dei caratteri acquisiti, e ne è così esperta che è in grado di prevedere con assoluta perfezione vita e morte degli esseri umani, mentre prova un’immensa pena per ogni animale ucciso, “ un lutto che non ha mai fine”.
Improvvisamente nel villaggio, dei cacciatori vengono trovati uccisi e Janina si lancia con passione alla ricerca dei colpevoli, suggerendo agli inquirenti quello che a suo parere sono state le cause della loro morte, ma essendone sempre respinta come persona molesta.
Con la sua prosa apparentemente semplice e pungente, Olga Tokarczuk, sostenuta dai suoi intimi, che sono un vicino maniaco dell’ordine, un giovane studente di Blake e Buona Novella, una bellissima manciuriana che lavora in un centro commerciale ma vuole studiare legge, formano un sodalizio intessuto da affetto e di stima, senza troppi arzigogoli.
La sorprendente vicenda delittuosa, di cui non si può assolutamente dire che sia un noir classico o tantomeno un thriller, è un ironico affresco esistenziale che le permette, con la sua eccelsa prosa, di descrivere un microcosmo che non ci saremo immaginati in questo villaggio sperduto fra i boschi e neppure di potere leggere alte parole di un grande spessore filosofico: ci sono alcune scene indimenticabili, come quella avvenuta in chiesa di fronte a un’ipocrita platea di cacciatori, che annovera il prete che fa omelia da sepolcro imbiancato, durante la quale Janine immagina i pensieri di tutti presenti e contro cui lei si slancia con passione.
Alte come le incursioni nel dotto mondo dell’astrologia, in cui sembra di leggere pagine di cosmologia degne di più celebri filosofi greci: o ancora riflessioni su quello che L’Ira è nel mondo come unico mezzo per riportare ordine. O ancora temi come la follia, l’ingiustizia verso gli emarginati, i diritti degli animali.
Ma anche pagine di una semplicità splendente! Il secondo libro di Olga – di cui aspettavamo con ansia una nuova esibizione – è in realtà del 2009: scrittrice e poetessa fra le più acclamate in Polonia e nel mondo intero, ha un’immaginazione sconfinata e dunque acuta e sconcertante: il suo romanzo interroga il presente, anche quando sembra parlare di tutt’altro: consapevole che gli uomini con l’età’ “precipitino in un autismo testosteronico”, accecati dai loro egoismi, Janina ipotizza che queste morti siano opera deli animali da loro stessi cacciati, siano insomma una vendetta della Natura contro gli esseri umani che la sfruttano.
Zeppo di simboli e di battute indimenticabili, il romanzo indaga il rapporto fra l’Uomo e la Natura, ma inverte i canoni abituali, sino al punto che, quando ne fu fatto un film polacco, Olga fu addirittura stigmatizzata come ecoterrorista. La verità è del tutto imprevedibile, nella bellezza minacciosa dei boschi sotto la neve. Ultimo sfizio, ogni animale o fiore o albero inizia con la maiuscola, per pareggiare i conti. E nel libro di conti se ne pareggiano parecchi. Leggetelo: è un libro per palati fini.
Sergio dice
Concordo , il libro mi ha , in certi punti, anche angosciato per il dolore di Janina sua in senso fisico che psichico
Non dono un recensore, ma un libro che mi suscita emozioni e le sa descrivere vosi’bene e in semplicita’, d’istinto mi piace
Daniela Botti dice
Grazie Paola, condivido in pieno la tua recensione. Questa storia, complessa e strana per gli argomenti trattati e per il contesto ambientale così particolare, non è stata sicuramente facile da analizzare, ma tu ci sei riuscita benissimo, Complimenti .
Sergio Alhadeff dice
Confermo tutto, grande affinita’ con il mio pensiero
Ovviamente espresso con grande professionalita’e sensibilita’