Di una cosa Livia è assolutamente certa, che non vi è nulla di certo.
Ma una volta non la pensava così. Una volta era un po’ ingenua e non sapeva neppure cosa fosse il cinismo. Qualche dubbio aveva cominciato ad averlo mentre sventolava le braccia al gate numero otto, verso Marina che si stava imbarcando per Amsterdam con Jan, il suo gigante biondo e dolcissimo, conosciuto con una birra in mano, mentre sui Navigli si festeggiava il sabato sera.
Il cuore le crepitava dentro il petto nel separarsi dalla sua unica e amatissima figlia. Avrebbe desiderato il conforto e la solidarietà di Dario, suo marito, che però ultimamente aveva sviluppato un inizio di Parkinson, un alluce valgo ed un molesto riflusso ed era totalmente egoreferenziato. Un marito un po’ così.
Marina partì, forte della sua laurea e del suo master e dato che Jan sosteneva che da nessun’altra parte del mondo ci fossero tante opportunità come in Olanda, trovò infatti quasi subito una collocazione aziendale di tutto rispetto. Jan aveva tre anni meno di lei e studiava ancora, ma i giovani oggi sono così, tutti concentrati sul presente. E dopo quattro mesi, Marina rimase incinta.
Livia al solo pensarci aveva la sensazione che le venisse un infarto e ringraziò in ginocchio Skype perché le dava la possibilità di controllare il lievitare della pancia di Marina. Quando nacque Dennis, era al settimo cielo. Era riuscita a sganciarsi per qualche giorno da quel suo marito un po’ così, grazie a una cugina gentile che gli preparava i pasti. Ma lo aveva lasciato di pessimo umore, anche per il fatto che gli si era aggiunta una colite spastica che non gli dava tregua.
Visse tutte le gioie e i dolori di una nonna a distanza, felice dell’esistenza del suo piccolo, ma tormentata dalla lontananza, che la privava di tutte le meravigliose conquiste quotidiane di suo nipote. Galleggiava dentro un conflitto che l’aveva resa più acida, zavorrata com’era dal marito un po’ così che le faceva da catena al piede, impedendole di andare a trovarlo come avrebbe voluto.
Che Marina fosse sempre stata volubile come una manica a vento, Livia lo sapeva. Ma che lo fosse a tal punto, no. Fu una sera molto tardi, quasi le due di notte che, con voce ferma, Marina annunciò di essersi innamorata. “Oh, mamma” disse,” Ha un tale fascino. Ho perso la testa… ha dieci anni più di me ed è un produttore di tulipani. Pensa che fra i suoi antenati c’è persino Hans Brinken, il bambino, sai, che…”
Tutti sanno che il piccolo Hans ha salvato l’Olanda mettendo un dito in un foro della diga e tenendovelo per una notte intera, ma Livia, no. Lei era una donna semplice e di poche letture. Balbettò “ E Dennis..E Jan…”
Marina scosse la testa, come se le fosse passata davanti una mosca.
“ Pensavo di mandarlo qualche settimana da te.. ma anche Jan però, perché lui non sa starsene lontano neppure un attimo.. e sta preparando la tesi, non può lavorare..”
Sembra una favola di cattivo gusto, invece è una storia vera.
Livia era una donna disposta a tutto: si vide recapitare il gigante ed il cucciolo e li accolse con naturalezza.
Ora Dennis ha vent’anni e sta entrando all’università, e Han è diventato un po’celebre in una squadra di basket. E Marina, che è volubile, viaggia molto e s’innamora molto. Ma Livia si è fatta il cuore duro come una roccia e ha imparato a tacere.
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