… “ Ma cosa dici?! ”
“ Anch’io faccio fatica a crederci! Ma ti giuro, è successo tutto alla velocità del fulmine. E poi tu non sai, lui… E’ fantastico!”
“ Ma potrebbe essere tuo padre! ”
“ Magari! ”
Ridendo, si cacciarono l’un l’altra sotto le lenzuola e sembravano ancora le due quindicenni della Topaia. Soffocarono le risa, e Giulia volle che Cecilia ripetesse ancora una volta la storia dal principio.
“ E’ successo così in fretta. Ed è solo merito di tua madre”.
“ Non ci credo. Dovrebbe odiarti”.
“ Beh, non mi odia invece. E Francesco mi ha lasciato senza parole quando mi ha mandato il primo messaggio vocale. E poi ce ne siamo mandati almeno altri dieci. In principio avevo troppa paura e scrivevo soltanto, ma poi mi sono fatta coraggio e rispondevo anch’io. Lui ha una voce…”
“ Ma dì! Sembri cotta marcia. Mi fai paura… Proprio mentre io sto lasciando quel fesso di Pietro, tu ti metti in questa cosa così piena di emozioni…”
Erano a casa di Cecilia, le due ormai inseparabili, perché ovviamente Giulia non la poteva imbucare a casa sua, con papà che piantonava l’ingresso come una guardia svizzera, nel timore che qualche oscuro maleficio potesse abbattersi su di lui e obbligarlo a lasciare il proprio nido in comunione di beni. Con Elena che stava traslocando, tutto era possibile! Un simile evento catastrofico per lui aveva molto più peso del progressivo scioglimento dei ghiacciai.
Così le due amiche se ne stavano al sicuro a casa di Cecilia, dove il pericolo maggiore che potessero correre era che la mamma tornasse a casa con qualche toy boy. Ma per fortuna tutto taceva.
Cecilia dovette spiegare a Giulia per l’ennesima volta che la proposta di Francesco non si poteva rifiutare, proprio come diceva Marlon Brando nella più celebre scena del Padrino-Parte-Prima, e che l’indomani sarebbe andata in azienda a portargli tutte le carte necessarie per l’assunzione. Francesco aveva detto che non voleva perdere tempo, perché fuori c’era la fila di giovani aspiranti ed era meglio affrettarsi. Cecilia tremava dall’emozione.
“ Non so spiegarti. Non mi è mai successo di incontrare un uomo così adorabile. Pieno di fascino, di gentilezze, di carinerie, di attenzioni. In confronto, i nostri amici sono dei veri coglioni. E poi è così bello. Ha una bocca…”
“ Cretina. Sì, decisamente sei fatta”.
“ Un nuovo business? ” esclamò Elena coprendo con la mano il cellulare “ Ma dai, mamma, dimmelo per favore, non sto più nella pelle. Ho anche una fifa terribile che si vada a infilare in qualche altro affare strampalato che… ”
Elena aveva da qualche tempo scoperto che sulle tre nonne si poteva avere qualche d’influenza solo seguendo la teoria del “ Divide et impera”. Così, quando l’aveva capito, si rivolgeva a sua madre, – secondo lei era l’anello debole della catena per via della fatidica voce del sangue – e faceva presa sulla più malleabile che almeno non metteva, come le altre, Marco davanti a tutti.
“ Non posso, ti dico. Le altre me l’hanno fatto giurare”.
” E tu non glielo dici mica che me lo hai spifferato, mamma”.
Dai e dai, dopo mezz’ora di patteggiamenti, saltò fuori che il business altro non era che, dato il fiorire dei loro affari, le nonne avevano bisogno di un direttore di sala che sapesse con una certa classe governare la situazione nel loro club, che era diventata ingovernabile per il forte aumento delle iscrizioni e dei nuovi maestri e via dicendo. E poi c’era già stato qualcuno che aveva espresso il desiderio che si potesse fare “una merenda” a metà del pomeriggio tra una partita e l’altra. Per cui urgeva un regista.
Elena sospirò. Marco, con una laurea summa cum laude in Economia Aziendale forse era sprecato nel club delle nonne, ma si rese conto che non sarebbe mai stato altrettanto felice altrove. Lì era amato, rispettato e aveva un ruolo di comando, cosa che lui aveva sempre desiderato e mai avuto, sopraffatto dall’autoritarismo della moglie. Era giusto così. Tanto peggio: la vita non era mica come quando lei era giovane, quando s’iniziava una carriera e si andava avanti sino alla tomba. Oggi i figli cambiavano lavoro come i vestiti, erano “fluidi”, come usava dire e forse magari si divertivano più della generazione precedente. Il sistema di restare in stand-by poteva anche essere uno stimolo a migliorarsi sempre di più.
“ E tu tesoro, come stai? ”
“ Boh ” , fece Elena, “ Maluccio, direi. Per il momento sono in un alberghetto vicino all’Idroscalo – di quelli che danno camere a ore – , ma almeno in dieci minuti sono in azienda e sto cercando qualcosa che possa piacermi. In queste settimane c’è stato una specie di tsunami nella famiglia, così ora devo riorganizzare le idee” .
“ Lo tsunami lo hai voluto tu, tesoro”.
“ Lo so, mamma. Non sei stata tu a insegnarmi che l’onestà è la più splendida fra le virtù? Che la giustizia prima o poi si realizza e nulla lascia il cuore più addolcito che il raggiungimento dei propri obiettivi?”
“ Madonna mia! Non posso dire una scemenza qualsiasi che tu mi registri per l’eternità”.
Non che Claudia se ne fosse stata con le mani in mano. Aveva preso suo figlio da parte e, mentre gli spennellava amorevolmente le pustole una ad una – per fortuna si era sulla dirittura d’arrivo – diceva “ L’idea, l’hai avuta tu, cervellone. Ora dovresti togliermi dai guai proprio tu”.
“ Non sono io che ho baciato Michel ”.
“ NON HO BACIATO MICHEL! Neanche mi piace, figurati. E’ stata tutta una messa in scena per schiodare papà dalla sua depressione, dal suo insopportabile malumore. L’ho fatto, diciamo, per …”
“ Lo so, mamma, perché lo hai fatto. Ma noi uomini abbiamo la nostra dignità”.
Claudia lo guardò e se lo strinse al seno. Quel ragazzino magico che aveva messo al mondo sui cappotti della festa di compleanno della sua amica del cuore, valeva tanto oro quanto pesava, o forse molto di più. Era solo un po’ triste perché l’uscita di scena della nonna, che ora nessuno sapeva dove si trovasse, lo aveva rattristato in modo insopportabile. La nonna non rispondeva ai messaggi di nessuno, si era data alla fuga praticamente. La segreteria ripeteva sino alla nausea che l’utente avrebbe potuto forse avere il cellulare spento, e anche Tommaso era spento come il cellulare della nonna.
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