… Bisogna dire che Cecilia aveva perso il papà da piccola.
Poi la sua mamma, un tipo allegrotto, con una morale un filino elastica e delle esigenze sessuali di una certa entità, aveva portato in casa alcuni fidanzati, ma in nessuno di loro Cecilia aveva riscontrato caratteristiche tali da potere sostituire nel suo immaginario una figura paterna di qualche spessore, che le risvegliasse l’istinto filiale.
Va detto quindi che nel suo inconscio sopravviveva la perenne nostalgia di bellezza e tenerezza che c’erano state nel padre, il quale, proprio a causa della sua dipartita precoce in pochi minuti dal nostro pianeta, in virtù di un infarto, non aveva potuto ancora cominciare a far danni. Perciò Cecilia – consapevolmente o inconsapevolmente – nutriva un retro-pensiero affettivo per l’uomo di una certa età. Per un uomo “maturo”, bello e autorevole, tenero e pieno di premure. Fu per questa ragione che ascoltò per l’ennesima volta, e con sempre crescente interesse, il messaggio vocale di Francesco. Il quale, dopo una dozzina di prove generali, era finalmente riuscito a recitare le seguenti parole: “ Elena mi ha messo al corrente delle tue doti eccezionali. La mia azienda sta rivedendo gli organici e abbiamo in animo una consistente ristrutturazione. Se potesse interessarti, visto che ormai hai un solo esame ed una tesi da concludere, sarei interessato ad un colloquio per una possibile assunzione. Non è facile che uno studente trovi una sistemazione ancora prima di laurearsi, tuttavia la tua amica Elena ha fatto una certa pressione perché non mi lasciassi sfuggire la tua eccellenza”.
Quando le arrivò il primo messaggio vocale di Francesco, lì per lì Cecilia non si ricordò chi fosse, ma poi rivide velocemente la scena del giorno precedente e di colpo quel bell’uomo un po’ maturo, certo, ma assai alto e ben portante e quanto mai autorevole, le riapparve alla memoria con un qual certo piacere.
Naturalmente, dopo le numerose prove generali, Francesco era riuscito a ripulire dal proprio messaggio il ghignetto satanico che aveva sulle labbra mentre pensava che quel maledetto Luca gli aveva soffiato la donna della sua vita, ma ora lui aveva parecchie chances per scippargli con astuzia la ragazza per la quale spasimava. La voce era serena e ricca di un elegante distacco professionale. In realtà per la prima volta dopo vent’anni Francesco riusciva a provare una punta di libidine per una donna che non fosse Elena. Libidine che veniva elevata al cubo dal piacere di potere mettere al tappeto l’odiato rivale.
Cecilia ascoltò e riascoltò il messaggio, valutò l’ipotesi di chiamare Elena per chiedere il suo parere, ma non dubitò che Francesco dicesse la verità. Se Elena l’aveva raccomandata, voleva dire che, nonostante tutto, aveva fiducia in lei, così era meglio non svegliare il can che dorme. Passò alcune ore a definire la risposta con una simile finezza di linguaggio e una considerevole ricchezza di dettagli, e poi, poco sicura che non le tremasse la voce per la sua ben nota emotività, mandò un whatsapp siffatto: ” Egregio dottore, sono oltremodo lieta di questa opportunità e sono a sua disposizione “.
La prima papula rosa gli apparve sul pancino e Tommaso, preparato all’esistenza delle malattie esantematiche, capì che il tempo dell’attesa era finito. Non aveva detto, o forse se ne era dimenticato nell’emozione dell’ideazione del contrattacco, che ben tre dei suoi compagni erano a casa con la varicella e, consapevole che l’incubazione durasse dalle due alle tre settimane, decise di correre il rischio di attaccare la varicella a tutta la famiglia ma di fare pressioni di ogni genere perché nel successivo weekend si facesse la festa delle nozze d’argento dei nonni. Sapeva che Elena, organizzata com’era, aveva già scelto il catering, sapeva che con gli uomini avevano già messo per scritto il copione individuale di quello che sarebbe stato il contrattacco di ciascuno e quindi mandò su Messenger un messaggino alla nonna, per avvisarla della papula. “ Quindi sabato, direi”.
La nonna rispose con una manina blu col pollice alzato.
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