… La faccenda della rotula di Marco era stata liquidata in pochi istanti, dal momento che quando Claudia ne aveva fatto, con tono finto-dolente, il primo sintetico resoconto – molto molto sintetico per sdrammatizzare e ovviamente per non precisare di essere stata l’autrice del lancio del tubo da dodici fili – fortunatamente era arrivata Cecilia col suo carico di sorprese e ormai tutte erano magnetizzate dalla ragazza, che ancora singhiozzava disperatamente.
Perché infine i suoi nervi avevano ceduto e, dopo l’enorme pressione del lungo pedinamento e di quei giorni carichi di rabbia e di vergogna per essere obbligata a fare quello che aveva fatto, ormai era come un pupazzo di stoffa completamente abbandonato sul grembo di Elena – l’unica persona di cui le importasse – e tremava come una foglia fra le sue braccia, mentre Elena, con aria pensosa le faceva carezzine sulla schiena e le diceva dolcemente “ Su su. Va tutto bene” come si usa fare nelle serie TV, specie nei momenti più catastrofici.
Tenendola stretta a sé Elena osservava la massa dei capelli color rame che vibrava sulla sua pancia e ne era alquanto sconcertata. Non aveva ancora ben chiaro in mente cosa Luca avesse fatto per ottenere da questa sublime creatura una simile umiliazione, ma si sentiva fremere – ed anche esaltare – al pensiero di come lo avrebbe punito.
Quando Cecilia rialzò il viso inondato di lacrime verso di lei e la guardò con occhi imploranti – mentre ininterrotta era l’offerta da parte di tutte di cibo e fazzoletti – Elena la fissò con dolcezza e le carezzò i capelli. “ Va tutto bene” ripeté.
Cecilia tirò su col naso e disse “ Sei un tesoro”. E intanto la guardava e calcolava rapidamente che fosse intorno ai cinquant’anni per avere una figlia all’università, ma che ne dimostrasse quaranta e che nei suoi occhi c’era un’intelligenza e una tenerezza che raramente aveva trovato nella sua vita. Le venne spontaneo di avvicinarsi alla sua guancia e darle un bacio con uno slancio fanciullesco, come se fosse il suo eroe che aveva superato tutte quelle terribili prove dei draghi wagneriani e l’avesse tratta in salvo.
Grazie, continuava a dire Cecilia, grazie grazie grazie. E poi sussurrò “ Però non ti ho ancora detto tutto…” Ormai intuiva che le sue parole non sarebbero state un’ulteriore umiliazione e che quella donna avrebbe capito e ne sarebbe rimasta scossa e che l’avrebbe difesa lei.
Elena disse “ Dopo. Finisci di mangiare adesso e poi andiamo a letto. Le nonne hanno la loro stanza, Giulia ha la soffitta e Claudia il seminterrato. TU, dormirai con me”.
La ficcò sotto la doccia, le asciugò la chioma col phon, la obbligò a mettersi crema da corpo e nutriente da viso anche se non ne aveva bisogno, perché, le disse “ Sei stressata, non hai idea di come la pelle ne risenta”.
Infine le dette un suo pigiamino leggero – avevano la stessa taglia – e la fece entrare sotto le lenzuola e tutte due contemporaneamente si voltarono di tre quarti, la testa sul gomito, in atteggiamento di attesa. Ma fu Elena che prese per prima la parola, perché mentre la sublime fanciulla si lustrava, le sue rotelline avevano ruotato vorticosamente e ad un tratto aveva capito tutto, come succede a Topolino quando gli si accende la lampadina.
E nel capire, aveva sentito il cuore stringersi così tanto da farle male. Sapeva che persino gli assassini in carcere hanno i loro fan, possono essere amati da ragazze idiote, vittime della sindrome di Stoccolma. Ma quello era il SUO uomo, era l’uomo che l’aveva fatta impazzire d’amore, era l’uomo col quale aveva fatto due figli e che ancora amava. Comprendere fino in fondo a che livello fosse sceso, la fece uscire di senno. Ma quando lei usciva di senno nessuno se ne accorgeva perché rigirava la rabbia, come un boomerang, contro se stessa.
“ Ho capito, sai”, le disse. “ Ti ha detto che se non mi avessi convinto della sua innocenza ti avrebbe abbassata la media e impedito di prendere la lode”.
Cecilia annuì.
E stettero a lungo zitte, entrambe troppo sconvolte per parlare.
“ Faremo così. Tu resterai qui. Quando venerdì torno, ti voglio trovare qui, preparatissima per l’esame, anche se comunque lui te lo farà passare agevolmente ora che gli hai dato ciò che voleva.
Qui, sei in una botte di ferro. Non potrà mai immaginare che ti sia rifugiata proprio da me. Quanto a lui, ci penserò io. Qui sei al sicuro. Resti qui, studi, dormi e mangi e sta tranquilla che le nonne ti obbligheranno a farlo. Io fra tre ore parto perché voglio andare in ospedale da Marco e poi in ufficio. Ma tu dormi, hai passato una serata davvero infame, povero angelo”. Cecilia crollò sul cuscino a occhi chiusi, con questo intendendo che avrebbe fatto tutto quello che voleva lei, non c’era neppure da discutere.
E fu così che Cecilia, che non era stata mai nel letto di Luca, con suo grandissimo strazio, passò la notte nel letto di Elena. Perché la vita non finisce mai di farsi beffe degli umani.
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