….. La notte, Marco aveva perso il sonno. Si girava e rigirava sul loro king-size, a fianco di una Claudia che praticamente stava nel letto per otto ore nella stessa posizione, senza dare l’impressione neppure di respirare. Lui invece era una tarantola e durante quella minaccia che incombeva sulla sua famiglia si sentiva disperato e impotente. Come se tutti i suoi principi fossero d’un tratto andati in frantumi.
Perché lui era stato un ragazzino cresciuto proprio bene, sia dalle tre nonne che dai suoi genitori. Uno di quei ragazzini cui era stato insegnato che non doveva avere nessun tipo di angoscia per dimostrare di essere “maschio”. Che doveva rispettare le ragazze e non pensare neppure di striscio che qualcuna avesse un bel culetto, tantomeno dirlo ad alta voce. Si sapeva che oggigiorno in Francia le molestie per strada erano un reato, e, anche se in Italia non ancora, forse la andava a pochi.
Era stato uno di quei ragazzi cui era stato insegnato a occuparsi dei lavori domestici come e forse più delle femmine, forse pensando di riparare un’ingiustizia millenaria- sicuramente la mamma, sì- e poi a prendersi molta cura dei propri spazi, delle persone care, rifarsi il letto, pulire il pesce, ottimizzare in aeternum la raccolta differenziata. E infine stendere i panni tirati fuori dalla lavatrice. Dunque era un uomo che più politicamente corretto di così non se ne trovavano. Ma il suo tallone d’Achille era la famiglia. Se gli veniva a mancare la famiglia andava in tilt. Il solo pensiero che la mamma avesse cacciato di casa papà gli risultava insopportabile. Era talmente nervoso che neppure in ufficio riusciva a controllarsi. Era sempre di umore insopportabile, si guardava le spalle come se qualcuno stesse sempre congiurando contro di lui. Comunque non tollerava che gli altri fossero felici.
Fu così che vedendo sottecchi ridacchiare fra loro “i due amichetti”, che per la verità fra sé chiamava in altri orrendi e spregevoli modi, si avventò su di loro con una carica di bile pregressa che avrebbe potuto anche risultare letale. Lo sapeva, sìììììììììììììì, lo sapeva che stavano parlando di lui. Lo sapeva!! E poi, diciamola tutta, la sera prima aveva visto Claudia e Michel teneramente abbracciati. Molto molto stretti. Quando si erano accorti di lui, Michel aveva detto “ Non è come sembra, eh!”
“ Ma tu non sei gay?” aveva esalato Marco e quello aveva aperto i palmi della mani come dire “ Non al cento per cento”.
Fatto sta che, lì per lì, non aveva dato troppa importanza al fatto dato che, si sa, nell’ambiente della moda c’è molta libertà sessuale e via dicendo, ma durante la notte aveva fatto i conti. Due più due. Di fatto sua moglie abbracciava davvero TROPPO Michel. Per cui quella mattina partì per la tangente e puntò sui due amichetti, deciso a chiarire cosa significasse “ Non al cento per cento”.
Claudia aveva colto tutto in un nano secondo: vedendo in pericolo i suoi due amati stilisti, aveva acciuffato un tubo del pregiatissimo “ Dodici fili” e, come un giavellotto di cui era stata da giovane un’insigne sportiva, lo aveva lanciato fra le gambe di Marco, intercettando la sinistra, cioè quella che già era stata oggetto di svariati interventi per incidenti sugli sci. Così lo aveva steso, mentre lui si accasciava con un rantolo infinito. Un urlo beluino.
Era stato indispensabile chiamare il Pronto Soccorso, sopportare il sibilo lacerante delle sirene dell’ambulanza, esibire un aspetto di autentico disappunto e seguire suo marito in ospedale, tallonata dai due amichetti. Ora Marco era ricoverato in Ortopedia perché si era disintegrato una rotula e la prognosi si era rivelata molto dura. Di sicuro una lunga e delicata operazione, che peraltro non garantiva la ripresa della totale funzionalità dell’arto, nonostante tutto il bene che si diceva del pregiato titanio.
Fu per questo che anche Claudia, dopo avere chiamato casa con una scusa e saputo da Luca che Elena era alla Topaia, aveva ritenuto doveroso portarle la notizia di persona, fiondandosi con la sua Porsche color arancio verso quel ramo del lago di Como, per cercare in qualche modo di scusarsi delle sue intemperanze. Entro mezz’ora nella Topaia ci sarebbero state, con motivazione e intenti profondamente diversi, sette donne. SOLO DONNE?
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