C’è in giro un’aria di puzza al naso, che ve la raccomando. Specie fra quelli che qui a Parigi chiamano “ intellò” , con questa loro avidità di contrarre tutto. Per cui, appena Mondadori ha messo sul mercato “Spare”, tutti lo hanno considerato un libercolo rosa da non scartare neppure e cestinare con uno sbadiglio.
Per me è stato un MUST. Un imperativo categorico.
Io, nel settembre del 97 ho scritto un libro su Diana, mentre ancora giravano fra le redazioni le segretissime foto del suo corpo scempiato e si scatenava la ridda di ipotesi. Diana fatta fuori da Palazzo perché incinta di un mussulmano. Diana eliminata dai Servizi segreti per chiudere una volta per tutte il penoso matrimonio con quel fessacchiotto di Carlo.
Per me, non c’è stato dubbio: mancava al mio quadro cominciato con la culla in plumetis, che in realtà apparteneva alla desiderata nipotina di un’amica, fino allo schianto sul tredicesimo pilone del tunnel dell’Alma, dove ancora ieri ho visto il memoriale della grande fiamma d’oro e la ringhiera che lo circonda con mille lucchetti, mille fiori, mille biglietti d’amore.
Però mi mancava di sapere cosa ci fosse nella testa di un bambino di dodici anni, in abito nero e ad occhi bassi, che seguiva con passo cadenzato l’affusto di cannone sul quale il corpo di sua madre avanzava fra due milioni di persone addolorate. Era scomparso un mito.
Ebbene, il libro della cosiddetta “ruota di scorta” o “riserva” mi ha fatto scoprire moltissime cose che non sapevo e, mentre già infuria il ping pong, o se preferite il padel, delle smentite sui giornalacci di Murdoch, i cui corvi fotografavano il sangue che scorreva dalle ferite di Diana.
Ho letto il buon libro di Harry, peraltro scritto da un giornalista scrittore americano, che già ha portato alle stelle Agassi e ho davvero provato dei brividi. Non è un libercolo rosa. E’ la sconvolgente storia di una famiglia che ha tutto e che sembra mancare di tutto, di un ragazzo dolce e solitario e ingenuo che non è mai riuscito fino a poco tempo fa a versare una lacrima, di un rapporto fraterno che s’incrina, come al solito per via delle mogli, di una carriera militare di tutto rispetto a bordo dei sofisticati Apaches, gli elicotteri piu’ veloci al mondo.
Ho seguito le sfaccettate imprese di un ragazzo che ha fatto mille imprese, specie seguendo le orme di sua madre nei campi da sminare o fra i malati di adsl, che si è dedicato con enorme passione alla salvaguardia del Botswana e della sua natura, che ha toccato il Polo Nord e il Polo Sud, che fra una trasgressione e l’altra, spinelli- alcool-donne, è arrivato ad un amore di quelli sconvolgenti che assorbono ogni fibra del tuo essere.
E ha scoperto come gli imperturbabili britannici siano razzisti e i loro tabloid abbiano pubblicato – alla nascita del loro primo figlio – un uomo e una donna che uscivano dall’ospedale tenendo per mano un piccolo scimpanzè sotto la scritta” il royal baby torna a casa”. Questo hanno scritto i giornali inglesi di Meghan, bersagliata in ogni incredibile modo per il colore della sua pelle.
Non vi racconto il resto della diatriba, quello che ha fatto e detto la famiglia, quello che hanno fatto e detto i funzionari di palazzo, tutto documentato e messo su carta nel bel mezzo di una querela che non è certo stata la prima da parte dei membri degli Windsor e che certo non sarà l’ultima, con Camilla che soffia sul fuoco per distogliere l’attenzione dalle marachelle del suo discutibile figlio. Non ve lo dico: spesso Harry si metteva nel portabagagli per sfuggire alla persecuzione dei fotografi, come faceva sua madre, che però non ce l’ha fatta a scansare l’ultima mano degli assassini.
Leggete questo libro perché è sincero, autentico, appassionante, così scoprirete come ho fatto io l’altra faccia della luna.
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