Qualche tempo fa, dopo una lunga conversazione “da uomo a uomo”, ho chiesto a mio nipote quindicenne “Sei felice, amore?” Mi ha risposto “ Non lo so, nonna”.
Ne faccio l’identikit: è un parigino doc, in piena tempesta ormonale, alto e robusto, con un Q.I. notevole, cresciuto in una famiglia moderatamente agiata, da genitori intelligenti e amorosi. È piuttosto bello. Che può volere di più’.
Non mollo l’osso e insisto. “ Forse perché non ti sei mai innamorato. Io, a tredici anni, ho dato il mio primo bacio”.
“Tu sei femmina, nonna. Io, sono timido”.
Ho provato un flusso d’odio puro per tutte le ragazze che osano non amarlo e l’ho rassicurato “Ti cadranno ai piedi a frotte”. Si è chinato su di me con un sorriso colmo di tenerezza e mi ha dato un bacetto sulle labbra.
Secondo recenti statistiche, adolescenti e giovani adulti sono mediamente più felici e soddisfatti dei loro coetanei di trent’anni fa, mentre gli ultratrentenni negli ultimi anni sono diventati via via meno felici.
Ma credo che felicità sia una parola grossa. Il buon Epicuro nel suo giardino di Atene dove deambulava fra giovani allievi, diceva loro “Non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità». Era il III secolo a.C. , eppure questa gente già la sapeva lunga.
Che mio nipote non sappia se sia o no felice mi affligge più di quanto pensi io se sono o no felice: eppure faccio parte di questa generazione di grey panthers sempre in movimento, in ragionevole salute e accettabili condizioni economiche, pronta a intraprendere un viaggio, a rimettersi a studiare, a far capriole con i nipoti, ad andare a ballare.
Secondo Kafka, che non era certo un allegrone, chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza, non diventerà mai vecchio. Potrebbe non essere una stupidaggine, nasconde in effetti un tassello della verità, cioè la faccenda caratteriale e l’energia di una visione positiva, però non voglio fare quella che si è rimpinzata di manuali americani di sopravvivenza.
Credo che la felicità, ammesso che esista, stia in qualcosa di simile a una linea spartitraffico tratteggiata, in momenti in cui si crede che niente potrebbe andare meglio. Dunque rarissimi, come il diamante Koh-I-Noor, segregato nella Torre di Londra, che appartiene ovviamente a The Queen.
È chiaro perciò che quegli incredibili frammenti di vita sono quando si sta bene con se stessi prima che con gli altri, oppure, per dirla con Pavese, quando si riesce a rompere il cerchio della propria solitudine, ma anche lui non si distingueva certo per essere un uomo dal carattere solare.
Però sembra che la felicità in «zona over» esista nella versione serenità, come se col tempo si abbassasse l’asticella delle pretese. L’Istat ci conferma che, fatta eccezione per il Giappone, siamo il Paese più vecchio del mondo, che oggi abbiamo 170 anziani per ogni 100 giovani, ma fra dieci anni gli anziani saranno 217 ogni 100 ragazzi. Orrore.
Perché dopotutto il 50% degli anziani dichiara di non avere amici. E poi che uno su tre non ha proprio nessuno che possa in qualche modo stargli accanto: l’amicizia è senza dubbio molto importante e in tarda età è un argomento con una fortissima distinzione fra uomini e donne. Le donne sono più capaci di coltivare relazioni amicali fortissime e questo fa parte della loro maggiore capacità di costruirsi la felicità.
Quello che è molto sfizioso è che statisticamente gli amori tardivi sono molto diffusi: dopo i 60 adesso ci si apre di nuovo alla vita e quindi anche all’amore: succede spesso “di ritrovarsi”. In Rete, soprattutto. Infatti i senior non sono poi così inetti con la tecnologia come si crede. Più della metà degli intervistati in un’attenta indagine, dichiara di usare in modo autonomo device e social network e che dai social sono arrivati gli anticorpi contro la solitudine.
Così in questa fase della vita si cercano e si ricostruiscono vecchie amicizie su Facebook, si partecipa ai gruppi WhatsApp, si scambiano fotografie via Instagram e a volte ci s’innamora. Grazie a internet.
Sono contenta per mio nipote, che invece vive online perché è un nativo digitale: e spero scopra il più tardi possibile che la felicità è in sostanza… accontentarsi.
La formula è ottima per ogni “over”, ma per lui NO. Voglio assistere di persona a quella frotta di giovani donne che dovranno cadergli ai piedi.
Clara dice
La felicità. ..la felicità. …certo che cambia con il tempo. Ma cambiano anche i mezzi per raggiungerla, anzi per tentare di raggiungerla, per possederla per un soffio di tempo e per ricordarla.
Però. .Però. ..se ci penso bene non è cambiata molto in questi decenni per me. Attimi in cui ci si sente in accordo con Tutto , in cui i nostri confini si espandono, in cui veramente la mente e l anima trovano un punto di incontro e si potenziano l un con l altro. Ci si sente “bene” insomma, nel senso più lato della parola. Poi questo stato di grazia ognuno lo raggiunge attraverso vie misteriose a lui consone. Tanto tempo fa un signore mi disse che lui era felice quando , da solo, poteva immergersi nel bailamme prenatalizio a cercare il regalo perfetto per ciascuno dei suoi cari. Le vie dell animo sono moooolto misteriose.
E allora? Allora si può fare i furbi cercando di creare le condizioni che sappiamo essere per noi più consone alla realizzazione Dell ambiente. A volte (rare) funziona. Una felicità pronto uso, quasi ordinata on Line e consegnata da Amazon Prime…..ma questo è un altro argomento.