… Praticamente Francesco sembrava una delle sei cariatidi del tempietto ateniese sull’Acropoli. Non si staccava dalla porta di Elena, se non di pochi metri per parlare con i suoi sudditi, senza smettere però di monitorare il territorio. Neanche volendo lei avrebbe potuto evitarlo, così non ci provò neppure. S’infilò dritta nel proprio ufficio, senza degnarlo di un’occhiata.
Lui le si accodò e richiuse adagio adagio la porta, sopraffatto da quello che le aveva letto in faccia.
“ Come sta il tuo ragazzo? ”
“ Non fare tutte quelle smorfie, per favore. Mi procuri il vomito. Quel fesso di mio figlio è stato letteralmente <> da sua moglie con un tubo del più prezioso filato cachemire, ma non lo sa ancora. Ne avrà per mesi prima di rimettersi in sesto. TU, che diavolo vuoi? Sempre a rompere le palle, vero?”
“ Elena. Ti supplico. Non ce la faccio più a vederti così e a pensare che tutto è dipeso da me”.
“ Sei il peggior ipocrita che conosca. Sono secoli che spandi merda su Luca credendo che, una volta che mi fossi sbarazzata di lui, il suo posto diventasse automaticamente tuo. Se non fosse per Tommaso, voi uomini vi farei sparire almeno per qualche ora dalla faccia dalla terra. Sarebbe un esperimento delizioso. E ora, aria”.
Al contrario, lui le andò molto, molto vicino.
“ Tesoro mio. Oh, tesoro mio. Cosa posso fare per te?” Lo disse con una voce così calda e così disperata che persino il duro cuore di Elena si ammorbidì. Che persino la mole di rabbia che le covava dentro, come lava all’interno di un vulcano, sembrò smettere di ribollire per un istante.
Oh Francesco, pensò. Così è, l’amore infelice. Quale peggiore dannazione ci può essere? Le venne in mente che Shakespeare aveva scritto una meravigliosa frase che lei sapeva a memoria: <>. Ma chi diavolo era Shakespeare per sapere cinque secoli fa tutto sull’animo umano? Certo, c’erano già stati i poeti greci e romani, ma non ancora Freud. Come faceva?
A lei non era mai capitato di amare senza essere ricambiata, anzi la sua vita era stata una sequenza di amori totali, fin dalla più tenera infanzia, ma aveva sempre intuito quanto dovesse essere diabolico soffrire per amore. Ora tutti questi immondi assassini che facevano fuori le loro donne in nome dell’amore in realtà non sapevano neppure cosa fosse. La loro era Volontà di Potenza, fregola di possesso e di annientamento. Ma l’amore è molto più grande e totalizzante, simbiotico ed estatico, e chi non lo sa è perché non l’ha mai provato. In realtà, è un po’ come la faccenda dell’orgasmo.
E grande come l’amore è il desiderio, dolcissimo ed estenuante. De–sideris, perché? Perché, amando, nulla è più struggente del desiderio, lancinante e commovente sino alle lacrime come un acuto della Callas. Nulla è più grande del ricongiungersi a un essere amato, celeste come le stelle. Ebbe un leggero tremito del cuore.
Mise una mano sul braccio di Francesco.
“ Io non riesco a capire cosa tu possa volere di più. Sei praticamente la persona con cui vivo da vent’anni. Passiamo ogni ora insieme, ci raccontiamo tutti i cazzi nostri, sappiamo tutto l’uno dell’altro ancora di più di quanto lo sappiano mio marito o tua moglie. Cos’è che vuoi, dannato rompiballe?! E’ solo sesso??? ”
“Oh, nooooooooooooooooo”, esalò lui e lei gli credette, anche se sapeva bene che invece l’amore e il desiderio sono così strettamente connessi da essere simili alle treccine che Elena faceva a sua figlia Giulia quando aveva cinque anni.
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