… Appena salita in moto, Elena fece il numero del suo amichevole fabbro e gli chiese con autoritaria gentilezza di cambiarle in giornata la serratura – quella sotto, la meno costosa – e di non dare le chiavi a NESSUNO per NESSUNA ragione al mondo. Sarebbe passata lei prima di sera a ritirarle.
Poi s’infilò il casco, dette gas e sgommò. Prima di un’ora era al capezzale di suo figlio, che dormiva perché era stato operato all’alba ed era ancora sotto effetto dell’anestesia. Un monticello sollevava le coperte in corrispondenza della gamba operata. Acciambellato su una poltrona vicina, c’era Luca, che dormiva anche lui.
Che bravo papino. Ha passato la notte col suo bambino, pensò Elena e non si limitò a pensarlo perché in realtà lo disse a voce abbastanza alta da fare svegliare contemporaneamente i due uomini della sua vita: suo marito e suo figlio. Che aprirono gli occhi nello stesso momento, dopo che Elena aveva avuto qualche minuto tutto per sé. Per osservarli bene.
Luca era smagrito e gli si erano imbiancati un po’ i capelli nel corso dell’estate, ma col viso abbronzato e i suoi fascinosi occhi blu sembrava ancora più bello. Quanto a Marco, bello non era mai stato. Era un ragazzo biondo con dei banali occhi marroni e i tratti del viso irregolari. A volte sembrava più carino del solito, a volte meno, ma nell’insieme il suo volto e la sua mente erano insignificanti: a Elena seccava un po’ che studi recentissimi avessero rivelato che i bambini avessero maggiori probabilità di ereditare l’intelligenza dalla madre perché i geni dell’intelligenza si trovano sul cromosoma X e le donne ne hanno due mentre gli uomini ne hanno uno solo: avrebbe voluto incolpare Luca anche di questo, anche del carattere deprimente di suo figlio e della sua mancanza di senso della responsabilità. In quel momento avrebbe preso Luca e lo avrebbe messo allo spiedo, tanto feroce era il suo dolore, non solo perché si era innamorato di una ragazza ma perché l’aveva costretta a umiliarsi. Lo guardò con un afflusso speciale di bile. Ma bravo papino che ha passato la notte col suo bambino.
Tutti e due si svegliarono dunque, Luca scattò subito in piedi ed esclamò “ Oh, che gioia vederti! Mi domandavo dove…”
“ Non sarà una gran gioia, credimi. Sono venuta per Marco e non pensavo all’eventualità d’incontrarti. Ma dato che sei qui, approfitto per dirti che il tempo è scaduto. Che ho lasciato passare fin troppi giorni per darti l’occasione di sgombrare dalla mia vista. Ora, se hai trovato casa, bene, se non l’hai trovata, me ne frego. Va in albergo. È inutile che ci torni perché ho fatto cambiare la serratura. Manderò le tue cose all’indirizzo che mi comunicherai”, disse e tacque.
Poi, mentre la faccia di Luca si trasformava in una maschera di sgomento, Elena si avvicinò a suo figlio, lo baciò e alzò il lenzuolo per vedere la vastità delle bendature.
“ Soffri amore?”
“ Si, mamma! Tantissimo! L’effetto della sedazione sta terminando”.
“ Te ne faremo dare altra, stai tranquillo. Come è successo?”
“ Sinceramente non lo so. Devo essere inciampato in qualcosa, il salone dell’esposizione è sempre pieno d’ingombri di ogni tipo. Improvvisamente mi sono trovato un rullo fra le gambe e sono piombato a terra. Mi è sembrato che il ginocchio si disintegrasse. Una cosa orrenda, mamma”.
“ Sei in buone mani, tesoro. Conosco il primario e gli ho già parlato. Vedrai che domani ti metteranno in piedi poi dovrai avere un po’ di pazienza per la fisioterapia. Ma tornerai come nuovo”.
“ E papà?”, chiese con la voce rotta.
“ Queste sono faccende private. Fra me e lui. Non stare a soffrirne, perché apparentemente non cambierà nulla vedrai…”
“ Non ci credere, papà” , urlò Tommaso entrando di getto nella stanza e catapultandosi fra le braccia di suo padre, che cacciò un urlo di dolore. “ La nonna ha già tentato di far fesso anche me, ma non ci ho creduto neppure per un attimo. Cambierà TUTTO”.
Si girò verso Elena e le lanciò uno sguardo di disapprovazione. Tommaso era davvero arrabbiato e Elena non era riuscita a dargliela a bere.
Intanto Luca con una serie di movimenti circolari si stava issando faticosamente dalla poltrona, probabilmente anchilosato dall’avere passato la notte in quella posizione. Mentre Elena parlava non aveva avuto neppure la forza di replicare e aveva cominciato a chiedersi se Cecilia avesse o no portato a termine la sua missione. Dedusse che non era successo perché altrimenti Elena non sarebbe stata ancora più drastica della settimana precedente. Non avrebbe avuto quel tono che lo umiliava davanti a suo figlio. No, Cecilia probabilmente non era riuscita a parlarle.
Elena acciuffò Tommaso per le spalle e lo guardò, stringendolo forte. Gli rialzò il viso un po’ triste verso di sé e con molta calma annunciò ” Ficcati bene in testa che IO di bugie non le ho mai dette in vita mia. E se ti dico che non cambierà nulla sei obbligato a credermi “.
Tommaso strusciò la faccia sulla sua pancia e tossicchiò “ Non è il caso che te la prenda anche con me, adesso… Questa mi sembra una guerra di donne contro uomini”.
Elena fece una risatina e, sebbene stupita, capì che Tommaso era davvero quello che aveva le chiavi del loro regno. E di sicuro la persona più intelligente della famiglia. Bisognava rivalutare Claudia e i suoi due cromosomi X.
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