Confesso che ho sempre detestato le agnizioni. Le ho sempre considerate “scherzucci da dozzina”, piccoli escamotages di bassa lega, per stravolgere una trama con l’improvvisa comparsa di una creatura segreta.
Ma QUI, in questo libro dal titolo “Sotto la pioggia sottile”, scritto dall’islandese Olafur Olafsson, l’ho addirittura amata: una bella agnizione, cui non avevo neppure pensato, pur con tutto quel sesso sfrenato, di cui non mi ero soffermata a chiedermi se i due ragazzi avessero sì o no preso qualche
precauzione. MA IN QUESTO LIBRO NIENTE E’ COME SEMBRA.
Cominciamo dalla molto apprezzata copertina, un grande e dolcissimo prato verde illuminato dal sole, che tanto somiglia al vellutato e ondeggiante green dei campi da golf e sicuramente trae in inganno, alludendo ad una inesistente serenità dell’animo dei protagonisti, ad una specie di vita pacifica e agreste: fortuna che c’è l’ombra di una montagna. MA IN QUESTO LIBRO NIENTE E’ COME SEMBRA.
Verrò meno a due consuetudini molto collaudate nei nostri otto anni di vita. Parlerò della trama, cosa alla quale sono sempre venuta meno, dato il gran numero di scippi dal web, di assemblaggi di link dalla Rete. Parlerò della trama.
L’IO narrante è un uomo di settanta anni che ciascuno di noi credo non potrebbe fare a meno di adorare. Intelligente, bello, buono, colmo d’amore. Ma anche capace di nutrire sentimenti rancorosi verso una famiglia sgarbata con lui. Capace di litigare e fingere con degli amici arroganti, intraprendente al punto di capire che LA VITA E’ ALTROVE.
Il contesto è davvero interessante. E’ uno dei primi libri scritti sulla pandemia e poichè si svolge tra l’Islanda e il Giappone, è anche istruttivo sotto molto aspetti. Insomma siamo in due paesi dove,
sotto l’aspetto civilissimo, educato e manierato c’è, da un lato il più alto tasso di suicidi da droga con lucido da scarpe e dall’altro l’ estrema naturalezza con cui, se un capotreno fa arrivare il suo convoglio con due o tre minuti di ritardo, fa harakiri. Niente è come sembra.
Dunque Kris capisce che la pandemia cambierà il mondo. Capisce che il suo elegante ristorante di Reykjavik non reggerà alla mancanza di clienti, tutti asserragliati in casa. Capisce di essere stanco: e infine una notte riceve una mail in cui gli si chiese se per caso lui fosse quel tal Kristopher che negli anni tal dei tali, fosse vissuto a Londra in via xy, e avesse lavorato al ristorante zw.
In questo libro non c’è solo una bomba, ce ne sono due. E questa è la seconda, utile alla comprensione che la mittente di quella mail non possa essere altro che Miko. Donna dalla quale è stato folgorato, mentre rifletteva sulla decisione di abbandonare studi prestigiosi di Economia in una ancora più prestigiosa università, nella quale otteneva ottimi voti. Era stato solo un attimo, un incrociarsi sulla porta di un ristorante e in quell’attimo per Kris tutto cambia. Tipo, Paolo di Tarso. Miko non è Cristo, ma l’effetto
e’ molto simile.
Cari amici, mi aspettavo di leggere un libretto grazioso di cui avrei detto pessime cose: era per restare fedeli alla tradizione che la coach delle nostre Menti Aperte fosse solita darci una lettura strong e poi una lettura light.
E forse era la sua intenzione anche questa volta, ma mi sono resa conto di avere per le mani un materiale incandescente, un quesito esistenziale di grandi dimensioni. Ora mi spiego meglio. Il padre di Miko è il padrone del ristorante dove Kris si mette a lavorare ed anche la ragazza fa quotidiani apparizioni; è bella, beffarda, sfottente, abitualmente polemica. Kris reagisce come un fesso, si sottomette ad ogni suo volere e desiderio, con l’unico scopo di starle vicino, di riuscire ad amarla e a farsi amare.
Così avviene, ma quando lo scopo è raggiunto, Miko, suo padre, i camerieri e il ristorante scompaiono. Colpo di bacchetta magica o mela avvelenata della Strega? Di fatto quest’uomo che era assolutamente e totalmente felice, resta di sasso. Torna a casa, apre il suo locale, sposa una donna con figlia con la quale avrà sempre pessimi rapporti, rimane vedovo e arriva la pandemia: dopo anni vissuti in una sorta di anestesia, in un mondo che descrive in tre piani temporali, passato, presente e flusso di coscienza, puntellato, quest’ultimo, da tanti piccoli racconti, aneddoti, episodi piuttosto insignificanti, quasi a voler distogliere se stesso e il lettore della questione principale. Miko non c’è più.
E la mail esplode in una notte in cui lui sta esaminando i fatti, cercando di prendere decisioni ancora ignote. Le linee aeree islandesi sono praticamente vuote. Chi vuoi che viaggi verso la culla del virus? La Cina è vicina, in Giappone i morti sono tanti, i malati sono gravi.
Ed eccoci al punto che mi ha folgorato, come Kris. Raggiunge Tokio, attraverso mille peripezie ritrova Miko, malatissima di covid, quasi morente, accudita da una vicina, poco a poco si insinua nella sua
vita e scopre l’arcano.
Ora vorrei fare una pausa di riflessione, insieme a voi. Provatevi a mettervi al posto della ragazza, il cui padre ha pregato, implorato imposto, comandato di non fare figli perché potrebbe generare dei mostri per effetto tuttora durevole della bomba atomica, di cui abbiamo appena visto il film del creatore. Poco a poco Miko parla.
E dice che lei non ha obbedito a suo padre, che a poca distanza c’è un ragazzo che sembra proprio un clone di Kris, cui lei si è cautamente avvicinata, senza nulla dire né del patto col padre, né dell’amore con Kris.
Partendo dalla richiesta del padre, pieno di tormenti angosciosi, passando per la ribellione o forse la fiducia di sua figlia, per arrivare allo sconcertante amore di Kris che poco alla volta si prodiga per il suo amore e l’aiuta a rivivere, questo libro passa per grandi tumulti emotivi, per sconvolgimenti etici, per quesiti esistenziali, per la forza della passione senza confini.
E’ per questo che il green della copertina è ingannevole. Siamo nel centro di un potente dramma, nel quale i sentimenti fondamentali e tutta la gamma delle avversità della sorte sono messi in evidenza, per sottolineare la nostra pochezza di canne al vento. Bello, molto bello, bravo Olaf.
Alla nostra coach darò un bel voto, salvo il fatto che la somma di nomi islandesi e nomi giapponesi è davvero troppo anche per un lettore da cinquanta libri all’anno.
Renata dice
Le tue recensioni portano SEMPRE un valore aggiunto !!! Bravissima !! Do un bellissimo voto anche a Te cara amica