…. Le più eleganti, fuor da ogni dubbio, erano le nonne. Poiché la famiglia Borsani era caratterialmente understatement e amava la sobrietà, nessuno aveva mai prediletto abbigliamenti esibizionisti o tantomeno griffati, cosicché neppure in occasione delle nozze d’argento Elena aveva indosso più di un pantalone blu e una camicia bianca di seta. Le nonne invece avevano deciso che loro tre sarebbero state vestite d’argento e avevano comprato un bellissimo lamè brunito e si erano fatte tre diversi modelli ma dello stesso tessuto. Erano un incanto. Abbronzate, eleganti, vivacissime, furono l’anima della festa. Splendenti.
Come la giornata, del resto. Dato che questo dolcissimo settembre era stato senza precedenti, si era ancora in piena estate, nonostante l’equinozio autunnale, e il giardino di casa Borsani lussureggiante.
Gli ospiti erano molti: oltre la famiglia al gran completo, tutti i parenti e gli amici di una vita, incluso Francesco che ovviamente essendo il capo d Elena aveva avuto sempre una location nel suo contesto familiare di grande spessore. C’era persino la sua pochissimo esibita consorte, un tipetto anoressico cui il vestito di seta verde cadeva addosso come da una gruccia, con un sorriso così eccessivo da fare immediatamente pensare che fosse sotto l’effetto di un bel cocktail di psicofarmaci, con un bel faccino che sembrava l’icona della felicità. E c’era un discreto drappello di esemplari del Politecnico, che si muovevano fra glicine, alloro e acero come se fossero sulle uova, con grandissima prudenza, come su terreno sminato di recente ma sempre sospetto, attenti a non fare gaffes, perché ciascuno era munito di consorte e nessuno voleva scoprire i propri altarini. Qualche parente stretto, nel senso di zii e cugini, che si abbuffavano senza ritegno, abusando del buffet allestito dall’ottimo catering nella serra, che sembrava essere riciclato di continuo perché era sempre traboccante.
Così si erano fatti gli inviti per un “ aperitivo rinforzato ” e dunque l’ora crepuscolare era intessuta di obliqui raggi rossastri che giocavano fra foglie e siepi come su una tavolozza di pittore.
Tutti giravano prudentemente alla larga da Tommaso, cui era esplosa la varicella, per fortuna con febbre modestissima, che non alterava il suo umore, eccitatissimo per ciò che aveva progettato una volta che gli ospiti avessero tolto il disturbo. Luca sfoderava una serenità apparentemente olimpica con Elena, mentre Giulia – dopo palpitanti sms con Cecilia che era esclusa dalla festa per ovvii motivi – si guardava continuamente alle spalle come se stesse aspettando una coltellata da qualcuno, ma Pietro, che faceva parte anche lui del Contrattacco, era un angelo. Non le aveva chiesto neppure una volta “Quando?” alludendo alla “vexata quaestio” della prova d’amore. Anche Claudia era allegrissima, fiancheggiata dai suoi due stilisti – scicchissimi – si sentiva protetta e si sentiva protetta anche dal rilassamento dei muscoli del cuore dopo la confessione fatta al marito di amare Michel. Insomma se avessimo potuto immaginare una festa di nozze d’argento più bella difficilmente ci saremmo riusciti.
Cominciata verso le sei, terminò verso le nove quando alla spicciolata gli ospiti saziati oltre il lecito, cominciarono per fortuna ad andarsene, cosicché poco alla volta restò solo la sacra famiglia. Qualcuno si sedette sui cuscini rossi della serra, mentre Tommaso, spinta verso il lato opposto della lunga tavola la tovaglia, sulla quale era ammucchiata una serie infinite di cazzatine d’argento regalate per l’occasione da amici e parenti, ebbe mezzo tavolo per sé e ci si sedette sopra con le gambe incrociate.
Va detto che Tommaso sembrava la Pimpa, perché la terapia contemplava una goccia di mercurio-cromo su ogni papula, cosicché il suo bel visetto era terribilmente tenero. Qualcuno fumava una sigaretta sul prato, qualcuno si tratteneva sotto l’acero, qualcun’altro beveva un’ultima coppa di champagne: il personale del catering era stata pagato e congedato e ora non restava che fare quello che il copione prescriveva.
Lascia un commento