“ Talvolta penso che il paradiso sia leggere, continuamente, senza fine” scrive Virginia Woolf un po’ di tempo fa: mi trovavo esattamente in questo stato d’animo negli ultimi due tre mesi e, avendo deciso di assecondare le esigenze del mio corpo dopo una sfiancante scia di long covid, ne ho approfittato per soddisfare anche quelle della mente e sono stata presa da una febbrile avidità di leggere, come se i libri fossero una sorta di climatizzatore cerebrale.
Oltre a “ Tre gocce d’acqua”, cui lascio un isolato posto d’onore essendo il compito delle vacanze del mio club, mi sono fatta, come di strisce di coca di un trittico giallo-nero di Juan Gomez-Jurado, originale e intenso scrittore spagnolo, oltre a una sequenza esagerata di altri libri, sicuramente più sincera e vissuta dei comunicati stampa, che gli addetti al marketing delle delle case editrici mandano alle redazionì e che passano intatti su quotidiani e testate varie.
In primis – senza discussioni – il magnifico “ Un mondo a portata di mano” di Maylis de Kerangal, una delle mie autrici predilette. Qui si narra di Paula, che studia in una prestigiosa scuola di pittura a Bruxelles per imparare l’arte e la tecnica del “trompe-l’oeil” e che dopo un durissimo apprendistato, fra amori e dolori, finirà per trovarsi a Cinecittà sul set di Habemus Papam o a Mosca sul set di Anna Karenina, distinguendosi per la sua eccezionale bravura. E’ molto difficile da leggere – e non parliamo delle fatiche della traduttrice – un’autrice come Maylis, ma si resta rapiti dal suo stile unico e dalla sua immaginazione, oltre che dalla sua sapienza. Un’opera in cui si fa una profonda e incantata analisi dell’animo artistico e dei segreti più intriganti di un mondo sconosciuto. (Potrei usare la stessa enfasi e la medesima emotività per parlarvi di “Canoe”, otto racconti DIVINI).
Un pelino deludente invece Eskol Nevo nell’ultimo “ Le vie dell’Eden”: tre racconti che s’intrecciano molto superficialmente fra loro, in cui Nevo smaschera le ipocrisie e le ombre dell’animo umano e la sorprendente mutevolezza delle nostre azioni nel vortice della colpa e dell’innocenza.
“Amore e matrimonio” è più che un buon libro. Di Monica Ali, affronta le infinite problematiche delle unioni interrazziali. Nello specifico di Yasmine, studentessa bengalese a Londra, figlia di una coppia apparentemente tradizionale, e di Joe, ricco e bel fidanzato, che ha per madre una colta e snob femminista, molto “politically correct”. In una Londra cosmopolita, due famiglie contemporanee vengono descritte con ironia e sincerità e con un inaspettato evolversi dei sentimenti.
Innamorata del suo “Apeirogon” – testo piuttosto straordinario nella storia della letteratura- mi sono affrettata a leggere “Transatlantico”, di quel Colum McCann che mi aveva tanto affascinato. Con la sua scrittura delicata, fluida e precisa, anche qui è stato disegnato un magnifico affresco e una profonda riflessione sull’Identità e sulla Storia, nella trama dei rapporti fra Irlanda e Stati Uniti. Tre gli episodi fondamentali: la traversata senza scalo dell’Atlantico nel 1919, con un aereo di alluminio e tela: il tour di conferenze di un abolizionista della schiavitù in una Irlanda devastata dalla carestia, e le trattative di pace fra cattolici e protestanti, gestite da un abile e gentile senatore americano. Ma va sottolineato che sotto questo plot, vibra la storia di quattro donne eccezionali. Un libro di grande spessore.
Francamente “ Come vento cucito alla terra” di Ilaria Tuti, non mi è piaciuto quanto il suo bel “ Fiore di roccia”. Mentre il primo aveva il dono dell’autenticità e del vero vissuto, la vicenda inglese mi è sembrata una ricostruzione un po’ artificiosa, pur descrivendo epici eventi, oggettivamente documentati, usando persino uno stile ottocentesco. L’ho trovato denso di espedienti, di un certo preziosismo, un po’ affettato. Sicuramente ricco di impulsi del primo femminismo e dunque ammirevole e incalzante: l’ospedale gestito da sole donne durante la Grande Guerra, è uno dei passi fondamentali dell’emancipazione femminile, così come gradevole il dettaglio dei soldati ricamatori. Molto ben descritta la parte bellica e la solidarietà fra commilitoni.
“Compulsion” di Meyer Levin, un Adelphi di tutto rispetto, ricostruisce un processo estremamente avvincente, per un terribile fatto di sangue che vide nel ‘29 due adolescenti seviziare ed eliminare un ragazzino di dieci anni. Figure a tutto tondo, delineate con grande vigore e passione. Pagine autentiche di requisitorie di estremo interesse. Ne risulta un testo raffinato e sconvolgente.
C’è chi lo ama o chi lo odia: non suscita mezze misure Michel Houellbech. Personalmente, sebbene certe sue opere fossero ai limiti dell’oscenità, sono sempre stata intrigata dall’altissimo livello culturale della sua prosa, ma anche dalla profondità della sua riflessione filosofica e dalla densità dei suoi pensieri, oltre che dalla vastità del suo sapere.
Volendo banalizzare al massimo, diciamo che “ La carta e il territorio” (Premio Goncourt del 2010, rieditato dalla Nave di Teseo – leggi RCS – quest’anno), è la storia di un fotografo-pittore, negli anni diventato celeberrimo, tanto da approdare al MOMA. Tuttavia sono gli infiniti colpi di scena – parole grosse, dato che lui è una specie di Oblomov – la smisurata fantasia, incluso il gustoso farsi personaggio della trama da parte dell’Autore. Insomma, un vero capolavoro. A mio avviso un libro strepitoso, per palati forti. Quasi inesistente la nota lussuria.
“ Le terre promesse” di Jean Michel Guenassia : per chi ha amato, come me, “ Il club degli incorreggibili ottimisti ”, sarà una vera goduria. Praticamente ne è il seguito, ma, a mio avviso, è ancora più bello, più carico di pathos e interiorità. Siamo nel ‘64 e Michel, il giovanissimo protagonista, che imparava gli scacchi dagli esuli russi in un club frequentato anche da Sartre, è ormai diventato uomo e tenta di rimediare i danni del fratello disertore della guerra d’Algeria. Intanto s’innamora di una giovane che seguirà in Israele, non senza avere cercato di capire cosa sia successo a Camille, la fidanzata del fratello, che intanto aveva messo al mondo un figlio…e via dicendo. Vite incrociate, perdute e ritrovate. Le ideologie del Novecento, Algeria, Israele, Russia, Marocco e persino l’alluvione di Firenze vedono il nostro Michel architettare molte fughe. Le terre promesse sono gli ideali perduti e mai più ritrovati dei molti splendidi protagonisti.
“ Circolo vizioso”di Amanda Craig. Uno di quei libri inglesi che adoro e che in questo caso fa un feroce ritratto del mondo dei media. Siamo negli Anni Novanta e Amelia, la viziatissima figlia di un tycoon della stampa, rinnegata dal padre per un matrimonio dissennato con un giornalista snob e opportunista, deve risalire la china in un mondo post-thatcheriano di sfrenato e competitivo edonismo. Un vasto, ironico, divertente affresco di un decennio di carrierismo e sfrontata ascesa al potere.
Non avrei finito, ma voi sarete stufe.
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