… Luca acciuffò una manciata di noci di Macadamia, guardò suo nipote Tommaso e mormorò con voce sofferta “ Contrattacco? Che vuol dire? Che dovremmo fare?”
Tommaso colse in quelle parole un minuscolo indizio di speranza.
“ Penso che in questi giorni è successo qualcosa che non c’è mai stato prima nella nostra famiglia. È successo che i maschi sono scomparsi. E’ successo che il nonno ha accettato senza reagire tutto quello che la nonna ha detto, che Pietro ha lasciato che la zia se ne andasse via senza protestare, che il papà e la mamma, invece di litigare dalla mattina alla sera, sono stati sempre zitti”.
Tutti e tre i maschi incriminati sollevarono un poco la testa china e fissarono Tommaso, colui che, nella definizione della nonna, aveva le chiavi del regno: lo fissarono con una punta di vergogna e anche d’incomprensione. Come se loro fossero molto, molto vecchi e soltanto lui, l’ultima generazione, quella dei nativi digitali, quella dei protestatari climatici in corteo, quella che usava la calcolatrice al posto delle tabelline, fosse il solo capace di dire le cose come stavano. Capace di dire la verità.
Se poi Tommaso, avesse avuto la palla di cristallo, vi avrebbe visto una sequenza di generazioni precedenti di maschi un po’ smarriti dall’avanzata delle amazzoni, indecisi se prenderle per la collottola e disintegrarle con la clava, oppure strisciare ai loro piedi domandando pietà, pietà per i secoli passati, pietà del loro immeritato predominio, pietà della loro debolezza, pietà per non sapere fare molto se non c’era una donna alle loro spalle a tessere le fila, pietà di aver sprecato tanto tempo in rivoluzioni e in guerre e di avere ammazzato le ideologie e di avere lasciato passare il tempo senza inventarsi uno straccio di piano che riportasse le cose – no, non per carità a com’erano prima – ma semplicemente su un’asse di equilibrio sulla quale potersi muovere in sintonia. IN ARMONIA. Su cui la nuova donna e il nuovo uomo potessero formare una coppia formidabile di complici-di amici-di innamorati senza lottare sempre per il Potere, senza volere emergere soltanto con la forza. Due intelligenze appaiate che avanzassero di comune accordo “ nelle magnifiche sorti e progressive”.
Ma Tommaso aveva otto anni, e, anche se a volte con la sua verve sembravano di più, aveva dalla sua L’INNOCENZA. La purezza di un animo giovane e non ancora corrotto, non ancora inquinato dalla brama di Potere, dal sapere di quali nefandezze fosse stato capace il genere umano nel corso dei secoli, così giovane da essere puro. Puro, semplice, trionfante. LOGICO. Così, sulla sola base della logica espresse il suo dubbio incredulo sul perché gli uomini della sua adorata famiglia avessero dichiarato la resa senza fare almeno un piccolo, modesto, minuscolo, infinitesimale tentativo di contrattacco. No, Vostro Onore, le cose non sono andate così. Il mio cliente non è colpevole.
Del resto il silenzio di Marco e Claudia era stato un finto silenzio, ma Tommaso non poteva saperlo. Perché quando Claudia, tornando da lago, si era precipitata in ospedale, aveva ingabbiato la sua testa con una serie infinita di scuse, dato che era stata colta in flagrante. Aveva immaginato di andare da suo marito e dirgli che lui aveva visto lucciole per lanterne, che con Michel c’era stato solo un fraterno abbraccio perché si era accorto di quanto lei fosse triste. Ma poi, oltrepassando l’ingresso dell’ospedale, si era ricordata all’improvviso di quando loro due, ragazzini di sedici anni, avevano fatto l’amore per la loro prima volta sopra i cappotti ammonticchiati sul letto della padrona di casa e aveva riso. Sì, erano stati proprio dei cretini, ma almeno avevano messo al mondo quel ragazzino stupendo, che non si meritavano. E poi si erano amati per anni, o almeno LEI lo aveva amato con tutta se stessa, perché in genere una donna ama chi le fa perdere la verginità se la vuole assolutamente perdere e non lo dimentica facilmente. Il carattere di Marco era difficile, ma lei si era attribuita la missione di renderlo felice offrendogli quel cucciolo su un piatto d’argento per dargli una nuova ragione di vivere.
Poi tutto era, adagio adagio, caduto in una sorte di buco nero. Marco procedeva di afflizione in afflizione, si sentiva vittima di congiure a go-go, di una catena infinita di sberleffi della Sorte che lo istupidivano e gli appannavano l’intelligenza, che pure aveva.
Ma quando fu di fronte al suo letto, Claudia aveva d’improvviso cambiato idea. Non avrebbe più mentito. No. Era quella la strada! La strada era quella di guardarsi in faccia ed ammettere ciò che si ha dentro quando si soffre.
“ Sono stata io ”, disse, “ A tirarti quel rullo”.
“ Vuoi scherzare ”.
“ No. Non volevo facessi del male a Michel. Credo di amarlo”.
“ Ma cosa dici ”.
“ Dico che credo di amarlo e che non ti amo più. Perché dovrei? Sei un altro ”.
Marco si alzò adagio, con infinite smorfie di dolore ruotò su se stesso, tirò giù le gambe da letto, afferrò le sue grucce e si mise in piedi. Ora erano in piedi entrambi. Nei suoi occhi corse una scintilla di orgoglio. Eh no, carina. Questa, davvero no.
Mentre accadeva tutto ciò, Francesco incideva per l’ennesima volta un messaggio vocale sul numero del cellulare di Cecilia. E per l’ennesima volta lo cancellò, disgustato.
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