… Le tre nonne stavano alacremente remando a turno verso il centro del lago. Avevano notato un leggero rilassamento dei muscoli inferiori dell’omero e pensato di approfittare dell’ottimo sport vogatore per rassodarli. Inoltre desideravano anche un po’ di privacy, perché con tutta quella gente intorno non avevano potuto riflettere con calma, com’era loro intenzione andando nell’eremo della Topaia. Cosi remavano di buona lena, col sole in faccia, pregustandosi poi una bella corsetta nel parco e infine una doccia.
“ Perché, secondo me”, disse la nonna che non remava, “ Le opzioni sono solo due. O affrontiamo a muso duro Elena e le diciamo che la pianti di fare Daenerys, la regina di Game Of Thrones, e scenda dal pero perché tutti più o meno sanno che gli uomini sono fatti in modo diverso dalle donne e hanno molteplici esigenze per la faccenda del testosterone, che bisogna soltanto compatire. Quindi occorre mantenere un leggero distacco di superiorità, se portano a casa un regolare stipendio e non picchiano nessuno”. Le altre due si raschiarono un pochino la gola.
“ Oppure prendiamo Luca per le spalle, lo riempiamo di botte e gli diciamo che ormai è vecchio e che non faccia ridere tutti con questi amori senili, che saranno anche carini sulle pagine delle riviste femminili, ma nella realtà fanno solo pena”.
La prima che aveva parlato era la mamma di Elena, le seconde le due mamme di Luca. Cioè, ciascuna, con quell’accortezza e quella signorilità che erano loro tipiche, prendeva le parti delle altre.
“Quello che è sicuro è che qui c’è un cucciolo che soffre. Tommaso è di pessimo umore, troppo riservato, troppo isolato. Guarda sempre verso terra, non fa più karate e neppure suona più il flauto. E questo non lo possiamo permettere”.
“ Per il flauto non è una gran perdita”, disse la nonna numero uno. “ Non ha mai avuto talento”.
Cosicché, remando remando, fecero il giro del lago e arrivarono a riva un po’ stanchine. Forse non sarebbero andate a correre nel parco, disse la nonna numero due. “Meglio subito una bella doccia, no, ragazze?”
Tommaso se ne stava in un angolo del cortile della scuola, e scalciava la ghiaia. Un angolo particolarmente lontano dal gruppo dei compagni, che si scatenava prima di entrare in classe e che pretendeva di coinvolgerlo in ogni tipo di gioco. No, lui invece aveva solo bisogno di pensare. Si sforzava di trattenere le lacrime, ma le sentiva lì, vicino alle ciglia, le sentiva premere e non voleva lasciarle uscire.
Era come se d’improvviso la vita, che era felice, anche se papà e mamma brontolavano dalla mattina alla sera, ma senza vera cattiveria, senza vero furore, come fosse una specie di gioco persino divertente e comunque indispensabile alla loro coppia, d’improvviso si fosse trasformata in qualcosa di minaccioso che sta per esplodere, qualcosa di così brutto da farlo morire di paura. Gli sembrava di essere sul punto di perdere tutto, assolutamente tutto, della sua splendida infanzia, di quell’amore che lo circondava come una bolla e lo faceva sentire così al sicuro. La nonna aveva un bel dire: non è che mentisse intenzionalmente, ma si rifiutava di essere realista. Era probabilmente, anzi di sicuro, convinta di riuscire a gestire la crisi e fingere che tutto restasse eguale a prima e dunque si era ribellata alla sua accusa di essere bugiarda. No, non era bugiarda. Ma era invece… come dire… troppo sicura di sé, pensò Tommaso, troppo sicura di riuscire a persuadere tutti loro che la famiglia non avrebbe subito danni. E invece lui aveva visto fin da subito quanti danni c’erano stati. Dette altri calcetti alla ghiaia, ben sapendo che i maestri proibivano assolutamente di farlo, e si concentrò con tutto se stesso sulla ricerca della soluzione. Era un ragazzino dolce, ma non ingenuo. Positivo, ma anche concreto. Fece fare una piccola carambola a un sassolino, lo seguì nella sua traiettoria e improvvisamente capì cosa bisognasse fare. Ma certo, che stupido! Come non averci pensato prima!
Lascia un commento